#BCM23 DIARIO DI BORDO - 18 novembre

18/11/2023

Casa della voce

Alzaia Naviglio Pavese. Ore 10:00. Le parole di Pasolini risuonano nel silenzio di una stanza illuminata da tenui raggi di sole che filtrano attraverso le grandi vetrate che danno sulle acque del Naviglio. Siamo alla Casa della Voce, il nuovo spazio che l'Area Biblioteche del Comune di Milano dedica alle forme di cittadinanza attiva operative in città nell'ambito della lettura. Allo scoccare di ogni ora iniziano le letture ad alta voce di testi in forma epistolare. Mansfield, Rilke, Pasolini, Calvino, Garcia Lorca e molti altri sono i nomi a cui le lettrici hanno prestato la voce, alternandosi dietro al leggio. Nomi che troviamo coinvolti in conversazioni più o meno intime, ma che in realtà parlano a tutti: con noi, spettatori attenti, e tra di loro. La forma della lettera, protagonista dell’iniziativa, apre alla dimensione del dialogo e alle infinite possibilità di dibattito dietro all'argomento portante della mattinata: Scrittura, poesia, arte e scienza. Arriva da Rilke una provocazione alla quale non ci si può sottrarre, da artisti: “Morireste, se vi foste vietato di scrivere?”. E dirompente emerge la necessità che spinge questi poeti e artisti alla scrittura. A confermarlo, un ulteriore estratto dallo stesso passaggio,Lettere a un giovane poeta, che racconta “Un’opera d’arte è buona se nasce da necessità”. Una passione e una spinta che, se pur diverse, si possono ritrovare anche nelle parole delle lettrici che danno voce a scrittori e artisti del passato, creando uno spazio di dialogo intimo e raccolto: non solo una performance, ma un atto di condivisione, di genuino interesse. Le donne che hanno alternato le loro voci, accomunate da questo trasporto per la poesia e la letteratura, hanno portato in scena parte dei loro background molto diversi: alcune letture sono infatti state molto personali, ad esempio la lettura di Laura, la cui esperienza di vita, probabilmente, è stata toccata dalla guerra, un tema che ha affrontato attraverso la lettura di un testo di Calvino. E ancora la lettera a Balzac da parte di “Una signorina non più giovane”, che racconta una condizione condivisa delle donne - non più giovani, non ancora sposate - che subiscono le aspettative e le critiche della società, che le vuole sempre bambine, mogli e madri. Mentre Italo Calvino ci riporta alla crudezza della guerra nel silenzio dei bombardamenti, la lettera di Garcia Lorca a Dalì è un viaggio nei sogni che riprende il tema della dimensione onirica di BookCity Milano 2023: un alternarsi di emozioni che solo chi è appassionato di arte e letteratura può comprendere fino in fondo. Il successo di questa mattina fa auspicare che questo tipo di iniziativa possa essere pioniera di altre attività volte a incentivare questo tipo di condivisione e a coinvolgere la comunità, dentro e fuori dalla settimana della manifestazione milanese BookCity.

Bianca Rondoni, Benedetta Mascolo e Vittoria Strömberg Speranza

Matrimonio epistolare

Quello che più mi piace di BookCity Milano è il collegamento tra eventi apparentemente distanti tra di loro e di come offrano un’introspezione maggiore su tematiche molto interessanti. Proprio ieri ho partecipato a un evento dedicato all’analisi dei sogni in chiave pedagogica e oggi, ascoltando la storia di Alessandra Wolff von Stomersee, vengo catapultata nuovamente nel mondo della psicoanalisi. Il matrimonio tra Giuseppe Tomasi di Lampedusa, autore del Gattopardo, e Alessandra Wolff von Stomersee, baronessa baltica, fu un matrimonio caratterizzato da un acceso scambio epistolare. Avevano due vite completamente opposte, ma li univa l’amore per le arti. In Del pudore e del fervore. Lettere dal matrimonio Tomasi-Wolff, Caterina Cardona e Stefania Portaccio raccontano la storia d’amore di questi due grandi personaggi del Novecento attraverso le loro lettere. I due non erano destinati a stare insieme: lei, cresciuta in Russia, non sopportava il caldo di Palermo e per di più la madre di lui non le rendeva la vita facile; lui, invece, troppo ancorato alle radici della sua infanzia. Forse, potremmo considerarli come uno dei primi esempi di relazioni a distanza. Se gli innamorati di oggi utilizzassero ancora le lettere e non i dm su Instagram, magari le loro storie durerebbero di più.

                                            Martina Tamà

Un sabato diverso dal solito

Tutti gli amanti di BookCity Milano ben sanno che il fine settimana si è presi da una voglia matta, alquanto irrefrenabile di voler partecipare a tutta la miriade di eventi presenti all’interno del programma. Ma come si fa? Non ce la si può fare! Ci servirebbe davvero la GiraTempo di Hermione Granger. Una volta riusciti nell’impossibile atto di selezione e cernita, vi assicuro riuscirete a trascorrere un sabato diverso dal solito. Il mio è iniziato alla Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri, un luogo tutto d’un pezzo, muri grigi e alti. L’Aula Magna pareva quella di un tribunale, con rigide sedute in legno e alti scaloni. Al suo interno riecheggiavano i Colloqui a distanza tra ChatGPT e Italo Calvino, due elementi apparentemente distanti fra loro, quasi nemici ma in realtà più vicini e amici di quello che si possa immaginare. Nel tentativo di raggiungere l’evento successivo mi sono smarrita per la città ed è proprio così che sono incappata in Casa Manzoni. Un posto meraviglioso: le colonne nel cortile del palazzo circondate da rampicanti, all’interno una sala con sedute in plastica trasparente - parevano di vetro! -, le finestre alte e strette, i soffitti decorati. Proprio qui ho fatto la conoscenza della grande, stravagante, famiglia di Colette, una scrittrice ribelle e rivoluzionaria nella Francia della Belle Époque. Sono passata dall’ornato Palazzo Clerici, per poi ritrovarmi in attesa, presso il Circolo Filologico Milanese ad adocchiare le vecchie scaffalature contenenti manuali e testi sulla lingua. C’erano anche alcuni volumi polverosi sulla mitologia e sulla botanica. Tra questi si aveva quasi l’impressione che di lì a poco, scorrendo con gli occhi se ne potesse incontrare uno sugli animali fantastici. Sgusciando fra ambienti alquanto eleganti e raffinati, dotati di un fascino un po’ retrò, sono arrivata infine nel modernissimo e austero Monterosa91. Nell’auditorium, Paolo Nori si era calato in un monologo, raccontando di Pietroburgo, delle sue notti bianche e dei grandi scrittori russi. Ma a cosa servono i russi? “A capire meglio Dante”. E come dargli torto? D’altronde proprio Achmatova e Mandel'štam hanno tentato di imparare l’italiano per riuscire a leggere in originale la sua più grande opera. E io che invece ho studiato russo in tutto questo tempo solo per riuscire a fare lo stesso con i loro scritti?

                                            Erika Paoletti

Il diritto di sognare

È difficile descrivere un’emozione così intensa: la voce spezzata, le mani tremolanti e gli occhi lucidi... Così mi emoziono anch’io alla prima presentazione di oggi, a Corbetta, dove Antonio ci racconta un po’ di sé e un po’ dei suoi personaggi. Mi piace quando le persone si raccontano, così da ascoltarle e dare importanza alle loro storie. Socchiudo gli occhi, è un metodo che uso per concentrarmi (così mi sembra che le parole risuonino più forti), quando nella sala Ricci della Fondazione Culturale San Raffaele, dei corsisti ci leggono i loro scritti. I protagonisti sono detenuti o ex detenuti della casa di reclusione di Opera: Giovanni, Sebastiano, e Mimmo parlano di sogni, di desideri e di amore, di quello che hanno sognato, di chi hanno sognato e della libertà che arriva, sia per loro che per i loro compagni. Ho visto i loro occhi sorridenti e sentito le loro parole sincere; anche qui l’emozione non tarda a presentarsi, sento dei brividi che mi percorrono per tutto il corpo, numerose domande mi assalgono e infine sul mio quaderno scrivo ‘vorrei profondamente scoprire le loro vite’. Sognare per ricominciare è uno dei temi del loro progettoLeggere Libera-Mente, da dov’è nato: ‘sogno dunque sono’, il loro lavoro autobiografico nel quale ci ricordano che sognare è uno dei diritti umani, che apre porte e diffonde speranza; ci serve ricordarlo soprattutto oggi quando la realtà sembra dicci tutt’altro e ci racconta di sogni infranti come quelli di Giulia Cecchettin, l’ennesima vittima di un femminicidio.

                                        Matilde Nava

La danza tra scrittori in erba, donne ribelli e memorie

Se dovessi paragonare BookCity Milano a una danza, la chapelloise en ronde sarebbe la scelta migliore: un costante giro in cerchio, dove al concludersi di una coreografia, dame e cavalieri si scambiano i propri partner. Molto azzeccato, considerato che per la giornata di oggi ho girato in cerchio nell’area Cairoli-Brera-Garibaldi-Montenapoleone, e ho concluso il viaggio nel luogo dove tutto era iniziato, come nelle Ringkomposition di poetica memoria, cambiando a intervalli il partner di ballo. E che partner! Gli scrittori vincitori del premio LuccAutori, l’antropologa italo-iraniana Sara Hejazi, la sociologa Fatima Farina accompagnata da Benedetta Tobagi, gli autori pluripremiati Aleksandar Hemon e Helena Janeczek! Insomma, la noia non era neanche contemplabile in questo programma, specialmente in virtù del programma! Come non poter sorridere vedendo la vittoria di giovani (non all’anagrafe forse, ma certo nello spirito) in un campo, quello della scrittura, che ormai i più vedono come l’attività dei perditempo? Come non indignarsi, ma poi tornare a sperare in un futuro migliore per la gioventù iraniana, che non indietreggia davanti ai fucili pur di avere una vita normale? Come non restare sorpresi davanti a una realtà tanto vera quanto nascosta come le donne soldato? (Perché sia mai, mai, che una donna provi un sentimento che non sia amore materno, vero?) Come non annuire pensosamente mentre due scrittori, uno bosniaco che ha osservato la sua patria bruciare e incenerirsi, e un’ebrea i cui genitori polacchi scamparono a una fine cruenta, ci ricordano quanto importante sia la letteratura per stabilizzare una memoria altrimenti schiava di nostalgie pericolose, e così creare un futuro partendo dalle ceneri di un passato di sangue? E io chiudo oggi così questa giornata di BookCity Milano, con la promessa di mantenere vivo questo mio ricordo: l’appagante danza al ritmo di amore per la scrittura, donne ribelli e memorie che è stato il mio primo giorno da volontario BCM23.

                                            Paolo Vocino